La misura del tempo – Gianrico Carofiglio

L’avvocato Guerrieri, lavorando e svolgendo la sua professione a Bari, si imbatte in una causa che stravolgerà la sua vita nei mesi a seguire. In uno spazio bidimensionale, spezzato in due dalla contesa ieri/oggi, incontra, dopo tanti anni, Lorenza, una delle sue fiamme giovanili, madre di Jacopo, accusato di omicidio di primo grado. Lorenza appare totalmente cambiata agli occhi di Guido, che medita il da farsi con passi ben studiati. Assieme ai colleghi, Consuelo, Tancredi e Annapaola, affronta e rivive un attimo della propria vita, che seppur breve, rimane fortemente impresso nella mente del giovane giurista. Inizia, quindi, un’intensa sfida processuale così avvincente da renderci partecipi della successione di eventi e vicende che si susseguono in modo intrigante e magistrale, raggiungendo il suo culmine nel finale, ovviamente senza esclusione di colpi. Lo scrittore ed ex magistrato Carofiglio, mediante una scrittura e una terminologia pungente ma equilibrata, mette a nudo la più trasparente personalità del protagonista, alternando presente e passato, velando il racconto in alcuni punti, più che in altri, di una lieve malinconia e nostalgia degli anni trascorsi. Vari sono i riferimenti letterari e culturali ad autori famosi e non, che, attraverso la mente e le labbra dell’avvocato Guerrieri, ci aprono le porte al vasto e interessante animo del personaggio, tali da far emozionare e riflettere il lettore in un modo indescrivibile. Due sono i passi del romanzo che colpiscono particolarmente e che, a parer mio, racchiudono l’essenza e il messaggio che l’autore stesso vuole trasmettere: “Col passare del tempo alcuni luoghi della città mi ricordano sempre più intensamente sensazioni e fantasticherie del passato remoto. Un’epoca di stupore. Ecco, certi luoghi della città mi fanno sentire nostalgia per lo stupore. Essere storditi dalla forza di qualcosa. Mi piacerebbe tanto, se capitasse di nuovo”; “L’invecchiamento non è un’entità lineare. Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un’entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare alcuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.”

L.T.

Complimenti a questo alunno super di cui purtroppo non conosciamo il nome per poterci congratulare!

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